Silvia Ghizzardi - Lucca

28 Dicembre 2007

Salve, mi chimo Silvia Ghizzardi, sono nata (nel 1967) e risiedo a Lucca, sono aderente di Pax Christi e abbonata a Mosaico di Pace da alcuni anni. Mi è piaciuta molto l’iniziativa della preghiera “a catena”, quasi un mantra o una preghiera del cuore, che dovrebbe unirci nell’invocare la pace. “Dodici raccolti”, secondo me, rappresenta bene l’idea che ciò che è (o sembra) impossibile agli uomini, è possibile a Dio; e quindi vale la pena di insistere a pregare perchè la pace e la non-violenza diventino le regole di convivenza fra gli esseri umani.

Il mio pensiero per la pace nel mondo è quasi quotidiano, ma in particolare, dal 28 dicembre al 7 gennaio prossimi, parteciperò ad un viaggio in Siria, e vorrei dedicare quei giorni alla speranza nella convivenza pacifica, proprio perché mi troverò in Medio Oriente, un’area martoriata dalla guerra, e perché credo che è con piccoli gesti e con l’incontrare, anche per poco, anche di sfuggita, l’altro, lo straniero, che si inizia a costruire la pace.
Quindi vorrei pregare per la pace, personalmente, in uno dei miei giorni di viaggio, con parole,tratte dal “Diario” di Hetty Hillesum, ebrea morta ad Auschwitz:

“… Ed ecco improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile ad un esitante ed esilissimo stelo in un deserto di erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari e grazie a lui non si avrebbe diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero.

… Odiare non è nel mio carattere. Se, in questo periodo, io arrivassi veramente ad odiare, sarei ferita nella mia anima e dovrei cercare di guarire il più presto possibile.

… In fondo, io non ho paura. Non per una forma di temerarietà, ma perché sono cosciente del fatto che ho sempre a che fare con degli esseri umani … E’ solo il sistema che usa questo tipo di persone ad essere criminale. E quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell’uomo, non l’uomo stesso. Ancora una cosa dopo questa mattina: la mia consapevolezza di non essere capace di odiare gli uomini malgrado il dolore e l’ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi. E perciò sono molto più familiari e assai meno terrificanti.

… E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio.”